Il Codice di Commercializzazione dei sostituti del latte materno è un documento redatto dall’UNICEF.

Ha come obiettivo tutelare l’allattamento al seno e garantire che i sostituti del latte materno vengano commercializzati in modo responsabile.

Il Codice stabilisce un insieme di linee guida che devono essere rispettate da chiunque produca, distribuisca o promuova i sostituti del latte materno.

Ha lo scopo quindi di garantire che tali prodotti vengano utilizzati nel modo più appropriato possibile.

Il Codice si applica a tutti i sostituti del latte materno, compresi quelli formulati per l’alimentazione artificiale dei neonati e dei lattanti.

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L’obiettivo principale del Codice è quello di promuovere e tutelare l’allattamento al seno, riconoscendolo come la migliore opzione nutrizionale per la maggior parte dei neonati e dei lattanti.

Il Codice si propone di far sì che i sostituti del latte materno vengano utilizzati solo quando l’allattamento al seno non è possibile o non è desiderato.

Vuole anche che tali prodotti vengano commercializzati in modo da non interferire negativamente con l’allattamento al seno.

Il Codice si applica alle aziende che producono, importano o esportano sostituti del latte materno e a tutte le altre parti interessate, tra cui i governi, gli organismi di regolamentazione e i professionisti della salute.

Il Codice è stato adottato da tutti i Paesi membri dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ed è entrato in vigore nel 1981.

Copertina del documento Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte matenro

Tuttavia, la sua attuazione varia notevolmente da un paese all’altro.

In Italia, il Codice di Commercializzazione dei sostituti del latte materno è stato recepito con la legge n. 119 del 30 aprile 1992 “Disciplina della produzione e commercializzazione dei prodotti destinati a sostituire il latte materno”.

La legge prevede che i prodotti destinati a sostituire il latte materno possano essere messi in commercio solo se autorizzati dal Ministero della Salute.

Inoltre, prevede che vengano utilizzati esclusivamente quando l’allattamento al seno non è possibile o sufficiente.

Inoltre, la legge prevede che tali prodotti siano accompagnati da un foglietto illustrativo contenente informazioni sulla loro destinazione d’uso, sugli eventuali effetti collaterali e sulle precauzioni da adottare nell’utilizzo.

Le aziende che producono e commercializzano i sostituti del latte materno devono inoltre attenersi a determinate regole pubblicitarie.

Come ad esempio il divieto di  rivolgersi direttamente ai consumatori e di utilizzare nella loro pubblicità termini come “naturale”, “sano” o “ideale”.

È un importante strumento per tutelare la salute dei neonati e dei bambini, garantendo che i prodotti commercializzati siano sicuri ed efficaci.

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